Quando l'Umanesimo stava ormai per nascere, l'Italia stava vivendo un periodo di stabilità sotto l'aspetto politico e sociale che comportò benessere ed equilibrio, specie nelle grandi città dove i mecenati vollero circondarsi di splendori e magnificenza.
L'aspetto civile e politico di ogni città sembra essere messo da parte in virtù della voglia di creare e di studiare, di allontanarsi dal patriottismo comunale avvicinandosi invece al mondo classico greco-latino di cui si studiano le lingue e i testi con grande intensità.
E' netta la contrapposizione tra Medioevo e Umanesimo, barbaro e buio il primo, colto e pieno di luce il secondo.
Gli Umanisti affrontano il tema della conoscenza con spirito differente rispetto ai predecessori non tanto per la qualità delle conoscenze quanto poichè sentono il bisogno di sottoporle a una critica, a una verifica.
L'Umanesimo non faticò a diffondersi nel resto dell'Europa e approdò nel Rinascimento.
La letteratura umanistica si discosta dalla teologia e dall'etica preferendo mettere l'uomo al centro delle questioni. Muta il genere letterario che si riconosce più nei dialoghi e nei trattati, marcata è l'imitazione della lingua latina e dei motivi poetici.
Ad animare l'Umanesimo nella sua prima parte sono lo spirito civile e l'interesse per l'uomo, lo studio della natura e dei classici.